Bones and All

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Bones and All – Recensione Narrante

Bones and All è un film che fa pensare. Un po’ al suo profondo significato, ma un po’ anche “Esattamente, qual è il suo significato?”

Questa è la recensione completa, ma non ha spoiler sul film. Andate in pace
Bones and All - Copertina

La Storia: guida cannibale per autostoppisti

Io non avevo idea di che film fosse Bones and All. Zero totale. L’altro pomeriggio stavo cercando un film da vedere al cinema e ha attirato la mia attenzione un po’ per il titolo, un po’ per gli attori, un po’ perché era a un orario comodo. Non avevo visto neanche un trailer, quindi mi aspettavo un semplice dramma. Nono, grande errore.

La storia si ambienta negli anni ottanta in giro per gli stati uniti con la classica struttura del road movie e parla di una ragazza, Maren (giuro non ho mai sentito questo nome in tempo di vita mia), che sin da piccola è cannibale. Okay, forse dal titolo potevo arrivarci.

Non ha mai conosciuto la madre mentre il padre, non sapendo più come aiutare la figlia, la abbandona a 18 anni lasciandole solo una cassetta e il certificato di nascita.

Maren parte quindi alla ricerca della madre grazie ai dati sul certificato e, lungo la strada, incontra altri cannibali che si riconoscono dall’odore (non mi chiedete come e perché, non lo so e non so se lo voglio sapere), fra cui Lee, con cui stringerà un fortissimo legame e un profondo amore

La storia secondo me ha più livelli di interpretazione: uno è quello letterale, la si può tranquillamente prendere per un dramma e una storia d’amore, il secondo invece è estremamente metaforico, in cui il cannibalismo è il simbolo per… qualcosa.

Il fatto è questo, io l’ho interpretato come un racconto sulla malattia mentale, l’emarginazione dovuta a essa e il rapporto con i genitori, che possono condividere gli stessi problemi dei figli e in questo aiutarli o condannarli.

– Maren ascolta la cassetta che le ha lasciato il padre

Però non lo so, perché il film non dà proprio molti indizi per capirlo. Potrebbe benissimo essere una metafora sull’emarginazione in generale, la bruttezza dentro le persone e il come la gestiscono, potrebbe non essere la metafora per nulla, non lo so. Anche il finale non l’ho assolutamente capito (vi prego se qualcuno invece lo ha capito me lo dica). 

Ora, non è un articolo in cui voglio solo dirvi “No no regà nun c’ho capito ‘n ca-” ma tutto questo è per dirvi che a me piacciono le storie che hanno più livelli di interpretazione, puoi vederla come storia, prenderla per quello che è letteralmente oppure come metafora, però almeno un significato dovrebbe essere chiaro

Oppure non dargli un significato. Non tutto deve essere una mistica similitudine per i grandi problemi dell’umanità, può anche essere solo quello che sembra, perché altrimenti così hai due interpretazioni, ma sono entrambe confuse e incomplete

Questo film ha una storia molto forte e questo mi è davvero piaciuto. Vuole lasciare qualcosa di altrettanto forte allo spettatore, e mi è davvero piaciuto anche questo. Non ho apprezzato la confusione con cui ci ha provato. Fa tutto questo lavoro per lanciare un messaggio che non è chiaro. 

È molto più chiaro il fatto che voglia comunicare qualcosa rispetto a quello che effettivamente comunica. Ho visto il significato che Bones and All indica, ma non riesco a metterlo a fuoco. È definito come i fari delle macchine la sera quando non ho gli occhiali. E piove pure.

I Personaggi: anima e corpo

Bones and All - Personaggi

I personaggi fondamentalmente sono due, ovvero i protagonisti Maren e Lee, e oltre loro ci sono solo alcuni personaggi secondari che hanno ruoli decisamente ridotti, tra cui spicca di più solo Sully (un altro inquietante cannibale) per importanza, ma di pochissimo.

Maren e Lee sono ben strutturati come personaggi, molto realistici nelle loro sofferenze, e a me personalmente hanno convinto e mi ci sono davvero affezionata nel corso del film.

Ci vengono presentati in un modo che li plasma molto bene da un punto di vista umano con i loro pregi e difetti, i loro dolori personali e l’ambiguità morale di non essere cattive persone che tuttavia fanno cose orribili prede delle loro pulsioni.

Paradossalmente, non hanno una grande profondità, ma non perché siano piatti, piuttosto perché non ci addentriamo lentamente nella loro interiorità uno strato alla volta, ma ci siamo gettati subito dentro. Così, de botto

Siccome è proprio questo il motore primo e significato ultimo del racconto, i protagonisti sono completamente amalgamati con il film tanto da avere la personalità “diffusa” nella storia che ci raccontano. Loro sono il film e il film è loro, se li separi perde tutto di significato. 

Sicuramente è un punto a favore perché va ad aggiungere alla coesione generale del film, allo stesso tempo però, dato questo rapporto così stretto, alcuni difetti della storia si passano in parte anche ai personaggi come per osmosi, che restano un po’ vaghi nel perché fanno quello che fanno

– Altri due cannibali, a quanto pare gli Stati Uniti ne sono pieni. E vi prego ditemi che non sono l’unica a cui quello sulla destra sembra Tarantino

C’è però da dire che i due protagonisti hanno dei caratteri talmente forti e convincenti nel loro realismo che qui il difetto pesa molto meno che nella storia.

In ogni caso fra i due Maren è la vera e propria protagonista, mentre Lee lo è un po’ di meno. La ragazza è il traino di tutto il racconto ed è anche il mezzo attraverso cui lo spettatore vive e osserva gli eventi, ed è lei a rendere lo svolgimento della storia possibile.

Però, allo stesso tempo, il personaggio più di spicco, forse anche più importante, è in realtà Lee. Noi spettatore siamo Maren, è vero, ma osserviamo Lee interagire con la ragazza, non il contrario. 

Secondo me questo va a unire ancora di più i personaggi, rendendoli complementari e co dipendenti anche a livello narrativo, il che è molto in linea con il bisogno che i due ragazzi hanno l’uno dell’altra nella storia.   

Tutti i personaggi secondari invece hanno solo lo scopo di “traghettare” i due protagonisti avanti nella storia, ma si esauriscono qui. Non vengono analizzati, ma onestamente non ce ne è neanche bisogno. 

Il film è molto chiaro nel volersi concentrare solo sui due giovani innamorati che non hanno occhi che per loro stessi, così come lo spettatore.  

La Narrazione: uh. Greve.

Bones and All - Narrazione

La narrazione di Bones and All è riassumibile in tre parole: strana, pesante, angosciante. È strana nel senso che dà un senso di irrealtà ma allo stesso tempo di estrema concretezza. 

Questo film ha infatti degli elementi decisamente poco realistici (come i cannibali che si riconoscono dall’odore e Lee che gira ricoperto di sangue senza alcuna preoccupazione) e allo stesso tempo sembra vero. Non sembra assolutamente realistico, sembra vero.

I protagonisti e le loro peripezie ci vengono raccontati in una maniera così onesta e diretta che sembra quasi di essere lì con loro, di conoscerli e seguirli durante il loro viaggio. Una storia vera inventata.

Poi è pesante per due motivi diversi e in due modi diversi. Il primo diventa palese dopo i primi dieci minuti di visione, già da una delle prime scene (per chi l’ha visto, quella del dito. Pazzesca). 

È una storia cruda che tratta di argomenti brutti e ha alcune scene forti ed esplicite, non indoriamo la pillola. È anche un film di grande amore ma sicuramente non è leggero, anzi è delicatamente brutale, quanto basta a farti sussurrare “Oh, cazzo”.

Il secondo motivo per cui è pesante è molto meno poetico; è lento. Non per tutto il film, ma in alcuni punti pesa, soprattutto nella seconda metà. Ci mette una vita ad arrivare al finale, girandoci intorno e cambiando direzione almeno tre volte prima di imboccare la strada ultima.

E infine l’elemento angosciante è formato da due facce: la paura e la tristezza. La paura non è esplicita, eppure pervade tutta la narrazione sia attraverso la storia che i personaggi

Visto che i due ragazzi viaggiano per strada dormendo in macchina, all’aperto o in case abbandonate, c’è questo sottofondo costante di inquietudine e paura che gli possa succedere qualcosa e siano in pericolo, anche se non succede nulla.

Anche i cannibali che incontrano lungo la strada sono così. Non fanno nulla di esplicitamente o praticamente aggressivo, anzi sembrano pure amichevoli (Sully di meno, ma i due al falò sono quasi gentili), eppure fanno paura. Non ti fidi.

E il fatto è che anche Maren e Lee mangiano la gente, eppure di loro ti fidi. La storia viene raccontata in un modo in cui tutto fa paura, tutto a parte i protagonisti.

Sully è inquietantissimo, ma all’inizio non fa nulla di minaccioso, nulla. A parte mangiare le persone, ovviamente. Ma quello non conta.

E poi questo film è triste. Lo è in tutto e lo è continuamente. La storia è triste, i personaggi sono tristi, il mondo in cui vivono è triste, le persone che incontrano sono tristi. Non puoi salvare nulla e nessuno. Il brutto è lì, puoi solo guardarlo.

Conclusioni e Voto

Bones and All è un film compatto. Storia, personaggi e narrazione sono tutti la stessa cosa, ognuno di questi pezzi è irrimediabilmente definito dagli altri due. 

È tutto un involucro che serve a presentare un’idea, un’idea profonda e significativa, ma alla fine si dimentica di dircela chiaramente. Comunque, resta un buon film.

Oltre a essere un buon film, è soprattutto un film umanamente pesante e non fa per tutti, soprattutto se siete sensibili a certe tematiche, e non mi riferisco solo al cannibalismo ma a un più generico senso di malessere umano profondo, corrosivo e inevitabile.

Io non sono assolutamente dell’dea che si tratti solo di una storia sull’amore e l’adolescenza. No, parla di qualcosa di molto più profondo. Non so bene cosa, ma di qualcosa si tratta.

Voto: 7.5 su 10

Interessante, manca solo qualcosina

La storia sfrutta gran parte del suo potenziale ma lascia del buon materiale da parte o inutilizzato tralasciando quelle caratteristiche che la potevano rendere migliore, anche se questo non vuol dire che la loro mancanza peggiori la narrazione.
Poteva essere meglio, ma quello che c’è va già bene.

Trailer Ufficiale

Author

Cicala

Terza generazione in una famiglia di appassionati di cinema, figlia di un accanito lettore di fumetti che mi ha fatto giocare ad Halo ancor prima di insegnarmi a camminare, non avevo speranze. Leggo, gioco, vado al cinema e scrivo, poi se capita dormo. Lancio le mie opinioni nel vuoto di internet che tanto c’è di peggio in giro.

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